Stephen King ha causato, probabilmente, più notti insonni di ogni altro autore americano. I film e le miniserie tratte dai suoi lavori non hanno mai reso granché, perché i registi non sempre capiscono, o forse non sono abbastanza creativi per riprodurre, i ganci psicologici che sono incorporati in tutti i romanzi di King, il bene e il male. King ha un senso infallibile sul dosare i fatti senza svelare il mistero.
L'adattamento del produttore Brian K. Vaughan del libro Under the Dome, su una piccola città improvvisamente circondata da un campo di forza, sembra, sulla base del pilot, una trasposizione degna dell'originale. Il primo episodio non è troppo abile, ma sostiene un'aria di minaccia e offre immagini che collegano la serie con alcuni dei migliori film di fantascienza del produttore esecutivo Steven Spielberg. King, Spielberg e gli altri narratori che lavorano in questo filone, hanno creato gli eventi misteriosi in un mondo terreno di autostrade interstatali e catene di negozi, e svelano spettacolari immagini in modo casualmente travolgente, senza alcun commento, in modo che non si può essere sicuri se i personaggi stanno vivendo un incubo o un miracolo. La cupola scende sulla città di Chester's Mill con una delle più brutte, raccapriccianti immagini della rete TV, al di fuori di Hannibal.
I personaggi vanno a scuola e al lavoro, hanno affari, imbrogliano l'altro in offerte di lavoro. E non ci basta scoprire il mistero della cupola se non scopriamo i segreti dei personaggi intrappolati sotto di essa.
C'è un giornalista scandalistica (Rachelle Lefevre), che si preoccupa di andare in fondo alle cose ma che non si era accorta del tradimento del marito, e un vagabondo di nome Dale "Barbie" Barbara (Mike Vogel) che ha fatto cose cattive, ma si comporta eroicamente in una crisi. C'è un consigliere comunale di nome "Big" Jim Rennie (Dean Norris) ed una coppia lesbica (Aisha Hinds e Samantha Mathis) con una figlia insopportabile (Mackenzie Lintz) che rimangono intrappolati sotto la cupola in rotta verso Los Angeles. C'è uno psicopatico locale conosciuto come Junior (Alexander Koch). Colin Ford e Britt Robertson interpretano due fratelli.
Non si percepisce immediatamente come tutti i personaggi sono collegati o come potrebbero alla fine diventare collegati, ma ciò che è sullo schermo è irresistibile. I legami di sangue della città e le tradizioni storiche esercitano tale fascino, che la maggior parte di questi personaggi potrebbero aver trascorso tutta la loro vita qui senza dare un secondo pensiero alla delocalizzazione.
Under the Dome, a tratti può ricordare Lost (ne abbiamo finalmente trovato l'erede?). Il successo di JJ Abrams e Damon Lindelof del cosiddetto "magic box" dramma era una delle ragioni per cui la CBS ha deciso di far partire questa serie. Sembra che tutte le risposte arrivino a tempo debito, ma questa cupola è promettente. Basta non pensare che il libro di King abbia lo stesso plot del film dei Simpson.
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